Ostia racconta

Museo delle Navi: restauro in progress

Il Museo delle Navi di Fiumicino ha riaperto al pubblico nel 2021. totalmente rinnovato. Contestualmente sono iniziati i lavori di restauro sulle imbarcazioni, con vari lotti di lavoro. Il Museo è stato concepito come work in progress, prestandosi a tutta una serie di eventi e iniziative che riguardano gli allestimenti, la possibilità di realizzare mostre tematiche all’interno, eventi, ma soprattutto il restauro delle navi, vero cuore dell’esposizione.

Il Museo delle Navi di Fiumicino ha riaperto al pubblico nel 2021, da subito concepito un museo in progress. Questo aspetto riguarda gli allestimenti, la possibilità di realizzare mostre tematiche all’interno, attività di vario tipo e soprattutto, il restauro delle navi, vero fulcro dell’esposizione.

Le Navi di Fiumicino: i primi interventi di restauro

Le Navi di Fiumicino, per le circostanze e per l’epoca della loro scoperta, da sempre pongono problematiche e interrogativi agli studiosi, in particolare ai restauratori, che si interrogano su come preservare dei legni che si sono mantenuti per poco meno di duemila anni in un ambiente al tempo stesso interrato e umido e che di punto in bianco sono stati esposti all’aria aperta, con un conseguente shock non di poco conto per le fibre vegetali che li componevano.

Le navi, infatti, furono scoperte nel terreno accanto al Museo tra il 1958 e il 1965: vennero in luce durante i lavori per la costruzione dell’Aeroporto Leonardo da Vinci in un settore di quello che era stato il grande porto di Roma imperiale. Affondate tra il II e il IV secolo d.C., dopo essere state dismesse – meglio, abbandonate – in un angolo di porto che doveva essere destinato a cimitero delle imbarcazioni da rottamare, sono scivolate sul fondale in una situazione di totale calma, sotto l’acqua prima, sotto la sabbia e i sedimenti poi, fino al momento degli scavi di fine anni ’50. Se per gli archeologi è stata un’emozione portarle alla luce, per le navi è stato un vero e proprio shock a causa del contatto con l’aria, che costituì la prima problematica conservativa.

Fin da subito – e lo disse la stessa archeologa che all’epoca seguì gli scavi, Valnea Santa Maria Scrinari – si pose il problema di mettere in sicurezza quei legni che, era evidente, avrebbero patito la differente condizione di conservazione. L’Istituto Centrale del Restauro fu subito interpellato e da subito fornì il suo supporto. Ma certo, parliamo dell’inizio degli anni ’60, e ancora pochi erano gli scafi di età romana rinvenuti (le Navi di Nemi erano andate a fuoco durante la II Guerra Mondiale), quindi molto di rado ci si era fino ad allora posto il problema della conservazione del legno bagnato antico. inizialmente si cercò di rallentare l’evaporazione dell’acqua proteggendo i relitti con stuoie, sabbia e teloni e costruendo delle strutture per sorreggere le fiancate dei relitti, ma non fu sufficiente, in seguito, nel luogo stesso del ritrovamento, fu costruito un hangar che in seguito sarebbe diventato il Museo delle Navi.

Uno dei relitti di Fiumicino in corso di scavo (Foto: Archivio fotografico di Ostia antica)

Nel 1970 quindi, nell hangar innalzato sul luogo stesso del ritrovamento, iniziarono i primi trattamenti di restauro, che sono stati importantissimi: il primo prodotto impiegato, una miscela consolidante messa a punto dall’ Istituto Centrale per il Restauro, ha permesso la conservazione delle imbarcazioni. Per esporle all’interno dell’hangar–museo si realizzarono dei supporti metallici, tuttora esistenti, e per colmare le lacune dello scafo furono previste nuove assi lignee, intagliate dal maestro d’ascia in modo da renderle riconoscibili rispetto alle assi originali. Alcune di queste  inoltre, recano all’esterno l’incisione dell’anno di restauro, il 1976.

Perché è stato così significativo questo intervento?

Perché risponde ai fondamenti del restauro (così come teorizzati da Cesare Brandi, primo direttore dell?Istituto Centrale del Restauro): la riconoscibilità e la reversibiliutà: le nuove assi del fasciame erano individuabili e potevano essere  rimosse senza danneggiare le parti originali.

Le Navi di Fiumicino: l’intervento attuale di restauro

Oggi le Navi di Fiumicino hanno bisogno più che mai di un importante intervento di restauro.

E infatti il restauro è in corso, intanto sulla nave Fiumicino 2; ma una volta ultimato l’intervento su questa nave, il cantiere in progress si sposterà sulle altre navi: sulla grande caudicaria Fiumicino 1, poi sulla Fiumicino 3, sul piccolo veliero Fiumicino 4 e infine sulla Barca del Pescatore, Fiumicino 5.

Ma in cosa consiste questo restauro e perché è necessario?

Si tratta di un intervento che prevede la rimozione delle sostanze applicate sui legni delle navi dal momento del loro rinvenimento fino agli anni ’80. All’epoca infatti, non essendo ancora stata sviluppata una metodologia di restauro del legno bagnato, furono realizzati degli interventi ritenuti conservativi all’epoca, ma rivelatisi, alla lunga, non idonei. Furono utilizzate resine, mordenti, sostanze acriliche, impiegate con la finalità di proteggere il legno; in realtà queste sostanze nel lungo periodo hanno creato una sorta di guscio all’esterno del legno, senza penetrare troppo all’interno della struttura e quindi senza consolidarla. Pertanto l’essenza legnosa è rimasta piuttosto fragile.

Alla luce dell’esperienza ormai cinquantennale sulle navi e delle più recenti metodologie in materia di restauro del legno bagnato, l’intervento che si effettua oggi appare quasi come un de-restauro. Si basa infatti sulla rimozione di quelle sostanze (resine, mordenti, sostanze acriliche), con sistemi a impacco estrattivo tramite gel o polpa di cellulosa nei quali sono disciolte sostanze a base alcoolica o chetonica.

L’intervento in corso sulla nave Fiumicino 2 sta già dando i primi risultati positivi: dal punto di vista conservativo la rimozione delle sostanze sovrammesse consente di poter effettuare un intervento di consolidamento appropriato alla luce delle più recenti ricerche in materia di restauro del legno bagnato; dal punto di vista estetico si può apprezzare nuovamente il colore originale del legno che a seguito dell’applicazione delle resine e delle sostanze acriliche si era alterato divenendo praticamente nero.

Si vuole recuperare il colore delle assi originali delle chiglie delle navi. Colore che peraltro è compatibile con le assi di legno impiegate come fasciame esterno negli interventi di restauro del 1976 (la data è incisa proprio sulle assi utilizzate per il restauro).

La nave Fiumicino 2 in corso di restauro davanti agli occhi dei visitatori

Restauratori al lavoro davanti agli occhi dei visitatori

Oggi chi visita il Museo delle Navi di Fiumicino (gratuito, aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 16) ha la possibilità di vedere all’opera i restauratori che intervengono sulla nave caudicaria Fiumicino 2 all’interno di una teca trasparente appositamente progettata, e può apprezzare la differenza tra le parti in cui l’intervento è stato già effettuato e ha dato risultati e le parti su cui ancora bisogna intervenire.

L’invito è quello di tornare più volte a visitare il museo durante l’anno, per vedere di volta in volta lo stato di avanzamento dei restauri della Nave Fiumicino 2 (e a seguire delle altre). Il Museo delle Navi è a tutti gli effetti un museo vivo e vitale. Il grande successo di pubblico dei primi due mesi di apertura è una spinta ulteriore alla sua vitalità. E quei relitti, che quasi duemila anni fa erano delle navi tra le tante che si muovevano nel porto, oggi sono unici. Se potessero parlare sarebbero felicissimi di poter raccontare la loro storia.